La Dad… ai tempi del covid

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 Diventa Dab, didattica ai balconi….

SENZA VOTI

 “Giocheremo alla scuola” dice Enrica alla sua bambola.

“Io sarò la maestra e tu la scolara. Se sbaglierai il dettato io ti metterò quattro.”

“Cosa c’entra il quattro?” chiede la bambola.

“C’entra si. Una volta a scuola la maestra metteva dieci a chi faceva bene e quattro a chi faceva male.”

“Perché? “

“Perché così gli scolari imparavano.”

“Mi fai ridere! Sai andare in bicicletta?”

“Certo”

“E quando stavi imparando e cadevi, la mamma ti dava quattro o ti metteva un cerotto? Quando imparavi a camminare e facevi un capitombolo, ti scriveva forse un quattro sul sedere?”

“No”

“Ma a camminare hai imparato lo stesso. E hai imparato a parlare, a mangiare, ad allacciati le scarpe, ad abbottonarti il grembiule, a usare il telefono, a distinguere un frigorifero da un portacenere. Tutto senz

a voti, né belli né brutti.”

G.Rodari

 

 

Napoli, ottobre 2020

“Facciamo di necessità virtù”. Inizia così o meglio finisce così, una giornata come tante altre per un giovane maestro napoletano: Tonino Stornaiuolo. Il nome sembra uscito pari pari da una delle commedie teatrali di Eduardo De Filippo. Il giorno seguente, Tonino, si dimostrerà il personaggio principale di quelle commedie. Tonino nella notte ha riflettuto: i bambini non andranno a scuola, la scuola andrà dai bambini!

Molti di noi ricorderanno senz’altro la formazione a distanza per corrispondenza di una famosa azienda.

Quest’anno la pandemia ci ha insegnato cosa sia la Dad: la didattica a distanza. Il Covid-19 ha costretto gli insegnanti che spesso fanno del rapporto interpersonale con gli allievi il loro punto di forza, a reinventarsi per insegnare storia, matematica o geografia dai loro salotti o dalle loro cucine, magari svelando agli studenti una scelta non troppo azzeccata per la tinteggiatura del proprio appartamento. E gli studenti? Rispetto delle regole come se si fosse in un’aula scolastica, ma chissà quanti, seduti, sotto la camicia appena stirata, avevano i pantaloni del pigiama.

Ci chiediamo però se, ai tempi dell’antica Grecia, i giovani radunati in quella che chiamiamo Agorà, avrebbero mai immaginato che dal fare didattica all’aperto si sarebbe passati un giorno a fare didattica a distanza. “Di necessità virtù” diceva il maestro Tonino, ed è così allora che, dopo aver indossato la mascherino e il suo zaino, si avvia per le vie di Napoli dove risiedono i suoi ragazzi. Questi si affacciano insieme ai loro genitori, e, in tutta sicurezza, proseguono nel programma che avevano lasciato qualche giorno prima: Gianni Rodari. Uscire sul balcone diviene allora uscire ma restando a casa, dirigendo lo sguardo verso le finestre di fronte cercando i propri compagni. “Lasciamo sperare e credere ai bambini che nel rispetto di ogni regola, piccoli gesti di condivisione sono possibili” dice Stornaiolo.

La didattica dai balconi diviene così l’emblema di come insegnare e apprendere possano andare di pari passo, insegnanti e allievi possano sempre condividere. E il maestro Tonino condivide con i suoi allievi la gioia di potersi guardare negli occhi, perché le mascherine non riescono a nascondere lo sguardo e le emozioni. E alla fine della giornata, dopo chilometri a piedi con il suo zaino in spalla (chissà se conterrà anche il registro delle presenze), il maestro che ricorda un po’ la maestrina dalla penna rossa del libro Cuore di Edmondo De Amicis, avrà contribuito ogni giorno ad “annaffiare” la cultura fin dalle radici, nonostante la pioggia e il freddo invernale che ghiaccia la terra. Da sotto un balcone o dal monitor di un computer è importante che la didattica arrivi a ciascuno dei nostri ragazzi, la situazione attuale e delicata necessita la riflessione che i ragazzi, come bambini indifesi, devono vedere negli adulti la possibilità di  riuscire a superare le difficoltà.

Gianluca Mastroleo

 

 

 

 

 

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